Parrocchia s. Antonio, Nova Siri Scalo 17 novembre 2023
Omelia di don Giovanni Grassani
Celebriamo questa santa messa nella memoria di s. Elisabetta di Ungheria, una giovane donna che incontrando Francesco d’Assisi ha scoperto come sia possibile, su questa terra, spendere tutta la propria vita per acquistare quel tesoro intravisto nell’esperienza della vita di Francesco. E ricordiamo anche il nostro carissimo don Tommaso, nel settantacinquesimo anniversario della sua nascita, il quale, anche lui, ha scoperto il grande tesoro della sua vita per possedere il quale ha speso tutta la sua esistenza.
La liturgia di queste ultime settimane dell’anno liturgico ci invita fortemente a essere attenti all’occasione favorevole nel tempo nella quale il Mistero viene a visitarci, perché dall’incontro che accade oggi nelle circostanze che ci sono date, dentro le quali l’avvenimento di Cristo stesso si rende presente, dipende il destino e la riuscita definitiva della nostra vita.
Una di queste grandi occasioni di grazia che sono accadute nella nostra storia vicina, contemporanea è stato proprio l’avvenimento dell’incontro con don Tommaso. Oggi ricordiamo lui in modo particolare perché è il giorno dell’anniversario della sua nascita. Infatti, come tutti voi sapete, nacque a Nova Siri il 17 novembre 1948 e avrebbe compiuto 75 anni. Insieme a questa ricorrenza, in questo anno ricordiamo il 30 anni dalla sua morte, avvenuta a Roma il 20 luglio 1993, i 50 anni della sua ordinazione sacerdotale avvenuta anch’essa a Roma il 28 luglio 1973 e contemporaneamente i 50 anni della presenza del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione in Basilicata da lui iniziato.
La celebrazione eucaristica è il luogo sacramentale più perfetto per rendere grazie al Padre celeste del dono che ci ha fatto nel suo Figlio, Gesù e, in Lui, di tutti i doni di grazia di cui ci ha colmato. Tra questi anche del dono specialissimo del carisma di don Giussani che, attraverso don Tommaso, ha raggiunto e segnato tantissime persone in questa nostra regione, e non solo, e anche tanti di noi presenti qui questa sera.
Con don Tommaso noi abbiamo vissuto 20 anni intensi e bellissimi, in una comunione e condivisione reale, mossi dall’urgenza di annunciare a tutti e con ogni mezzo, specialmente ai più giovani, che ciò che il cuore di ogni uomo attende, non solo esiste, ma è già presente qui e ora nel segno visibile e incontrabile della comunità cristiana, la Sua Chiesa. La comunione vissuta con lui, con don Giussani e con tutta la Chiesa ha generato una compagnia cristiana vivacissima che ha permesso a tanti di riscoprire la fede, incontrando di nuovo la Chiesa, che forse avevano abbandonato da tanto tempo o forse non avevano mai veramente conosciuto.
Ma la comunione è l’inizio della liberazione, perciò, come da un seme nasce un fiore e poi il frutto, così abbiamo visto una fioritura di opere di vario genere: opere culturali, educative, caritative, economiche (imprese, uffici, servizi). Mentre la scoperta che la vita è vocazione, cioè risposta ad una chiamata, e offerta di sé per un compito, ha permesso a tanti di dire il proprio sì nella via del sacerdozio, della vita religiosa, del matrimonio e della famiglia o della dedizione totale a Dio vivendo nel mondo e praticando i consigli evangelici (Memores Domini).
Questa incredibile storia che si è svolta tra noi dagli inizi degli anni settanta ed è tuttora in corso può essere considerata come un miracolo imponente che da solo potrebbe bastare per la beatificazione di chi, in nome di Cristo, ne è stato per così dire ‘esecutore’, vale a dire don Giussani, e di chi di lui è stato tra i più vicini collaboratori, cioè don Tommaso.
Ma c’è un altro aspetto importante che vorrei mettere in evidenza pensando alla testimonianza che don Tommaso ci ha offerto con tutta la sua esistenza.
Come tutti ricordiamo, alla sua morte, don Giussani ci inviò un messaggio con il quale ci aiutava a guardare a questo insondabile mistero con gli occhi della fede e ci consegnò queste memorabili parole: «Preghiamo la Madonna perché la sua azione sia continuata con la stessa fede e la stessa purità» (1993). E dieci anni dopo ancora ci invitava a domandare «allo Spirito Santo l’energia di semplicità e purità per non opporre niente alla libertà di Dio che ci ha scelti per essere suoi collaboratori».
Dunque don Giussani riconosceva in don Tommaso questa particolare virtù da lui definita “purità”.
Molte volte mi sono chiesto – e negli ultimi anni più frequentemente – che cosa volesse propriamente intendere don Giussani con questo termine, in che modo si potesse identificare e descrivere questa particolare disposizione dell’anima che così precisamente abbia potuto dare forma alla personalità di don Tommaso. Ho cercato negli scritti di don Giussani i luoghi in cui quella parola ricorreva e ho trovato una descrizione molto dettagliata di questa virtù che potremmo sintetizzare in quella frase della Regola di S. Benedetto che è il motivo ispiratore di tutta la sua opera, ma anche l’ideale a cui tende la proposta di vita della Fraternità di CL : «Nihil amori Christi praeponere» (nulla anteporre all’amore di Cristo), Credo che uno dei modi con cui possiamo rispondere all’appello di papa Francesco: «Abbiate a cuore il dono del carisma e la fraternità che lo custodisce perché può far fiorire ancora molte vite» è quello di immedesimarci nell’esperienza vissuta da don Tommaso e provare a stare dentro la realtà con la stessa purità e la stessa fede.