Tommaso Latronico nasce il 17 novembre 1948 a Nova Siri (Mt) da Antonio e Rosalia Lilli, primo di quattro figli, e riceve il Battesimo l’8 dicembre 1948. Frequenta le scuole elementari del paese e la parrocchia, guidata dal parroco don Michele Cirigliano, il quale gli propone di entrare in seminario, proposta che Tommaso accetta volentieri.
Nel 1959 entra nel Pontificio Seminario Regionale Minore di Potenza dove rimane fino al termine del V ginnasio, nel 1964. Nel corso di questi anni riceve il sacramento della cresima, nel 1961, e fa la vestizione con la talare l’11 febbraio 1963 in una celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Potenza mons. Augusto Bertazzoni, ora Venerabile.
Passa quindi al Pontificio Seminario Interregionale Maggiore di Salerno per i tre anni del liceo classico, dove si distingue per lo straordinario amore allo studio, l’intelligenza viva, la ricchezza delle qualità umane, le virtù della docilità, della pietà e della grande disponibilità. Dal 1968, con il consenso del vescovo mons. Secondo Tagliabue, completerà la sua formazione al Collegio Capranica di Roma.
A Roma frequenta l’Università Gregoriana per i corsi di teologia fino al conseguimento della licenza. In questi anni ha i primi contatti con l’esperienza di Gioventù Studentesca avviata dal Servo di Dio don Luigi Giussani alla fine degli anni ’50. Del gruppo romano fanno parte don Donato Perron originario della Valle d’Aosta, Andrea Riccardi, allora studente del Virgilio, don Vittorio Flamigni originario di Forli e suo collega al Capranica, Luciano Iannaccone seminarista proveniente da Lodi e altri studenti romani.
L’anno accademico 1969-70 rappresenta una svolta nella vita di don Tommaso. Si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, frequenta il II anno di teologia ma nel mese di giugno del 1970 decide di uscire dal Capranica, informando il suo vescovo, per verificare la possibilità di vivere la sua vocazione nel mondo. Nell’anno successivo, invece, si rafforza la sua intenzione di diventare sacerdote. A partire dall’autunno del 1972 con l’arrivo di don Giacomo Tantardini a Roma ha inizio una presenza cristiana in università con Comunione e liberazione, che nel giro di pochi anni diventa a Roma un vivacissimo movimento di giovani.
Don Tommaso è ordinato sacerdote dal suo vescovo mons. Dino Tommasini nella basilica di S. Antonio in Via Merulana il 28 giugno 1973. All’ordianzione è presente anche l’onorevole Aldo Moro che lo aveva avuto come studente all’Università e aveva di lui una particolare stima e una vera simpatia. Per tanti giovani che lo conoscono e lo frequentano in quegli anni, don Tommaso diviene un punto di riferimento sicuro in un tempo di grandi cambiamenti nella società e nella Chiesa.
Durante le vacanze estive del 1973, tramite don Tommaso e i suoi amici universitari romani, cominciano a diffondersi anche in vari centri della Basilicata le comunità di CL.
Nel 1975 don Tommaso torna definitivamente in Basilicata per insegnare religione nel liceo classico di Matera, su invito di mons. Michele Giordano, arcivescovo della diocesi materana e già vicario generale di mons. Tommasini. Don Tommaso si dedica a questa opera educativa con una straordinaria passione creando un movimento cui aderiscono centinaia di giovani provenienti dalle scuole secondarie di Matera e da vari centri della regione. È un metodo eduucativo proprio dell’esperienza di GS: l’invito ad un gesto comune, la partecipazione al raggio, il sacramento, la caritativa, l’aiuto allo studio, il triduo pasquale, le giornate di incontro regionali e nazionali, le vacanze estive precedute dai campi di lavoro, l’impegno per l’attuazione del diritto allo studio di tutti gli studenti, fino alla creazione di una cooperativa libraria per offrire libri scolastici scontati.
Ma ciò che è decisivo per chi lo segue in questi anni è lo sguardo di don Tommaso: una grandissima attenzione a ciascuna persona, una condivisione piena del suo bisogno, un’affezione purissima al suo destino. Chi lo incontrava si sente pienamente accolto e profondamente compreso.
Dopo la nomina, nel 1982, a parroco di S. Maria Assunta in Nova Siri, torna nel suo paese natale e insegna Religione nei licei, prima al Fermi di Policoro, poi al Giustino Fortunato di Nova Siri, una sezione di quel liceo classico che egli stesso si era impegnato a far sorgere.
È responsabile del movimento di Comunione e Liberazione in regione e partecipa regolarmente ai consigli nazionali di CL in totale sintonia con don Giussani e nello stesso tempo in una filiale obbedienza al suo carisma. Conserva anche negli anni una profonda e trasparente amicizia con don Giacomo Tantardini, mai venuta meno dai tempi di Roma, la cui natura si rende manifesta soprattutto nell’ultimo suo drammatico anno di vita.
Nello stesso tempo, su richiesta di don Giussani, don Tommaso segue gli universitari di Bari, guidando un gran numero di giovani nella loro scelta vocazionale: due ragazze entrano in clausura, alcuni giovani in seminario, altri iniziano la verifica della loro vocazione nel Gruppo Adulto o Memores Domini, molti sono accompagnati verso il matrimonio e sostenuti per entrare nel mondo del lavoro. Proprio dalla necessità del lavoro, maturano anche attività imprenditoriali nel campo del turismo, del commercio, dell’edilizia, dei servizi, della formazione professionale. Sorge un’azienda che confeziona abiti, una scuola dell’infanzia e una scuola elementare parificata sostenuta totalmente dalle famiglie e dalle donazioni liberali da parte di quelle imprese che ne condividevano le finalità.
Nell’estate del 1992 su tutto quel popolo che si è formato intorno a don Tommaso si abbatte, come un fulmine che all’improvviso colpisce una casa in cui ferve una gioiosa vita familiare, la notizia dolorosa della scoperta della sua malattia: una leucemia mieloide acuta. Accertata la diagnosi, don Tommaso, in accordo con don Giacomo Tantardini, decide di farsi curare a Roma – come scrive nel 1992 – “nei luoghi dove tutto è cominciato”.
Don Tommaso Latronico muore a Roma, nell’Ospedale San Giacomo il 20 luglio 1993.
I funerali sono celebrati il 22 luglio a Nova Siri nell’ampia piazza adiacente la cappella della Madonna della Sulla, dal Vescovo di Tursi-Lagonegro mons. Rocco Talucci e da 70 sacerdoti, con grande concorso di popolo, circa cinquemila persone soprattutto giovani, provenienti da ogni parte d’Italia. Durante la celebrazione, un forte acquazzone crea qualche scompiglio, ma la maggior parte della gente resta immobile sotto la pioggia battente. Non pioveva da molto tempo e quella pioggia è vista come una benedizione venuta dal Cielo a irrigare una terra inaridita. Quasi un segno di quella benedizione che rappresenta per tanti la vita di don Tommaso.
In un breve appunto degli ultimi mesi così egli aveva scritto: «La vita non la decidiamo noi, non solo come esito di giorni, ma anche come nuovo inizio di grazia. “Stare, guardare, dire sì… L’antidoto al potere (al possesso cattivo) si chiama verginità, un possesso che c’è già, con dentro un distacco: “stare, guardare, dire di sì”».
Di fronte all’altare della celebrazione svolazza un grande striscione sul quale si leggono le parole di don Giussani: «Preghiamo la Madonna perché la sua azione sia continuata con la stessa fede e la stessa purità».